venerdì 22 febbraio 2019

Recensione de DOVE IO MAI - Stefano Visonà



Per l’iniziativa #libriitineranti organizzata da @alessandra_sfogliale e @emily_portolibresco ho letto questo romanzo di Stefano Visonà 
DOVE IO MAI
Ecco a voi TRAMA e RECENSIONE. 

𝕋𝕣𝕒𝕞𝕒
Gianluca ha otto anni, catechismo è finito e nessuno lo è venuto a riprendere. Si avvia verso casa da solo, affrontando la nebbia e un percorso che lo inquieta. Gianluca ha alle spalle una situazione complicata, i genitori separati in guerra per il suo affido, un fratellastro che lo chiama "piccolo sgorbio inutile" e un tribunale che deve pronunciarsi sul suo destino. Gianluca non arriva a casa, di lui si perde ogni traccia in quel pomeriggio di febbraio.
Scatta l’Allarme Scomparsa Minore e la vicenda acquista risonanza nazionale, le ricerche setacciano il paese e la campagna circostante, ma senza esito. Il padre di Gianluca nel frattempo è irreperibile e gli inquirenti indirizzano i sospetti verso di lui, ipotizzando che abbia un ruolo nella scomparsa.
Sono trascorsi tre anni da "quella storia", la drammatica vicenda di NON TI SVEGLIARE, e molte cose sono cambiate nella vita dell’avvocato Rubens Gatto. Ora lavora da solo e il suo cliente-tipo ha solo bisogno di un penalista che trovi la giusta scappatoia legale, che lavori sulla forma e non sulla sostanza. Perché la sostanza è sempre quella: il suo cliente-tipo è sempre colpevole, anche se si professa innocente.
E così si dichiara anche il padre di Gianluca quando si consegna al PM. Ma dov’è stato in quei giorni di fuga? Perché implora Rubens di far luce sulla scomparsa del figlio? Perché ha ingaggiato un investigatore privato? E proprio quel Celestino Maculan con cui Rubens ha risolto quella storia, tre anni prima?
In parallelo, una voce inizia a narrare in prima persona una vicenda che parte da lontano, dall’estate del '76.
Quattro ragazzini, un’estate scanzonata, una fattoria abbandonata con un mistero mai svelato. Chi si nascondeva là dentro? Che relazione c’è con la scomparsa di Gianluca quarant’anni dopo? E chi è il misterioso io narrante?
Di nuovo assieme, Rubens Gatto e Celestino Maculan si lanciano in un percorso di ricerca della verità complesso e doloroso, che li porterà a scavare nei misteri della provincia veneta. I traffici illeciti che partono dal Nord-Est, l’usura che soffoca gli imprenditori, l’irredentismo Veneto pacifico solo a parole. A poco a poco, andando ben oltre i propri doveri professionali e mettendo a rischio la propria incolumità, Rubens ricomporrà un puzzle terribile, di cui Gianluca è un fondamentale tassello.

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Un giallo con la G maiuscola, con risvolti socio-politici. La narrazione si alterna ad ogni capitolo facendo un salto di circa quarant’anni. All’inizio siamo ai giorni nostri, Gianluca un bambino di 8 anni esce da catechismo e si avvia per tornare da solo a casa, nessuno è venuto a prenderlo, e si perde tra la nebbia della campagna vicentina non facendo più ritorno. Nel prossimo capitolo siamo nell’estate del terremoto, quello di cui si parla ancora oggi, che colpì il Friuli il 6 maggio del 1976. L’”ORCOLAT”

[“Perché tutto quello che successe quell’estate, tutti gli avvenimenti che la segnarono, di fatto inizieranno proprio quel giorno. E da quel momento lì, dopo quella scossa di terremoto, tutto andò fuori posto. Questa è la storia di quei centotrentadue giorni, visti da un bambino di dieci anni, che non ha saputo spiegare in altro modo quello che ha vissuto“]. 

E da qui in poi, ad ogni capitolo, c’è l’alternanza dell’io narrante, il protagonista ai giorni nostri, ed il protagonista bambino nella torrida estate ‘76.

[“Perfetto, di nuovo nebbia, Rubens si sente dentro una provetta. Lo sguardo racchiuso da vetro appannato, un ampolla personale di bianco e nero”].

Uno stile narrativo particolare, vivo, smaliziato, raccontato da un bambino da una parte; e dall’altra una narrazione triste, malinconica, di un adulto che paga le scelte del suo passato.

[“Ci bastava la nostra presenza e il tempo che trascorrevamo assieme. Quei pomeriggi erano nostri. Diventò un’amicizia senza se e senza ma, che si basava sull’adesso e ora. Quante volte nella vita ci capita di vivere in questo modo una relazione con un’altra persona? Eppure, non dovrebbe essere sempre così? Apprezzare l’altro per la ricchezza che ti porta e quello che tu gli puoi dare, ora, senza giudizio del passato e senza calcoli di convenienza per il futuro“]. 

Questo romanzo è stato per me un vero, intenso, tuffo nel passato; perché anch’io sono nata in quell’estate del 1976, tra una scossa di terremoto e l’altra. La vicenda è sì complicata, all’inizio, ma poi tutto va a ricomporsi ed ogni tassello è, nel finale, magistralmente incasellato.


[“Proprio non ci sei mai stato nell’uessà? 
- No mai. 
- Io ci andrò - alzò gli occhi, guardando oltre le mura - Io andrò DOVE TU MAI. 
- DOVE IO MAI? - Risi, ma cosa gli aveva insegnato la maestra?”]

Voto 4,5 su 5 ⭐️⭐️⭐️⭐️

2 commenti:

  1. Dalla trama mi pare un libro avvincente e carico di pathos! Mi incuriosisce parecchio

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