lunedì 2 settembre 2019


INTERVISTA a Massimiliano Irenze 
di Tantilibriecaffe 

Questa settimana intervista all’autore emergente Massimiliano Irenze con il suo romanzo “I giochi del fato e gli scherzi della mente”

✔️Com'è nata l'idea del romanzo: I giochi del fato e gli scherzi della mente?

Quando ero adolescente, intorno al 2001, avevo scritto i due racconti che in questo romanzo vengono letti dai due protagonisti. Nel 2017, dopo aver pubblicato Atman, volevo farne qualcosa, ma i due racconti non raggiungevano un numero di pagine adeguato. Una soluzione poteva essere quella di aggiungere un terzo racconto, ma non ero ispirato in tal senso. Inoltre non mi piaceva l'idea della semplice, asettica raccolta di racconti. Allora mi è venuta in mente la cornice narrativa, con una storia di contorno in cui i protagonisti avrebbero poi letto stralci dei racconti. E qual è la più famosa cornice narrativa? Le mille e una notte. Perciò ho pensato a una versione moderna, vicina al thriller psicologico, in cui una donna imprigionata, così come sherazade, prende tempo leggendo dei racconti al proprio carceriere.

✔️ Come mai questo titolo?

Siccome sono psicologo e psicoterapeuta, la parte de "gli scherzi della mente" riguarda le dinamiche psicologiche che stanno dietro a un evento, che nel libro vengono descritte minuziosamente. Dato però che credo anche nella spiritualità (pratico infatti buddismo), la parte de "i giochi del fato" indica quegli incastri del destino che sembrano condurre la vita delle persone verso specifiche direzioni. Per cui il titolo "i giochi del fato e gli scherzi della mente" cerca di descrivere come le due cose, le nostre decisioni e la forza del destino, interagiscano tra loro.

✔️ Perché i personaggi vengono descritti accuratamente dal lato psicologico, mentre per ciò che riguarda il loro aspetto, sono descritti poco o nulla, così come le ambientazioni?

È una cosa voluta, che fa parte del mio stile di scrittura ed è presente anche negli altri miei romanzi. Il motivo è legato alla logica dei test proiettivi che alcuni psicologi usano. Il più famoso, per capirci, è il Rorschach, quello delle macchie. In esso, ci sono delle figure dai contorni indefiniti. Questo porta il paziente a proiettare lui delle figure, un po' come quando si guardano le nuvole e gli si affibbiano somiglianze con oggetti animali etc. In questo modo, il paziente proietta sulle macchie del test il proprio mondo interno, vedendo nelle figure qualcosa legato ai propri bisogni e paure profonde. Nelle mie storie, non descrivendo l'aspetto dei personaggi, né le ambientazioni, l'intento è simile. Non avendo bene in mente come sono fatti, il lettore ci proietterà quelli del suo mondo interno.

✔️ Non pensi che la presenza di molti personaggi, unita all'uso della cornice narrativa possa mandare in confusione talvolta i lettori?

In effetti, tra la cornice e i due racconti, i nomi da tenere a mente diventano tanti. Però ho notato due tipi di feedback.  Le persone che lo hanno divorato in qualche giorno non hanno avuto questo problema, mentre quelli che hanno diluito la lettura in tempi più lunghi si sono comprensibilmente confusi con i nomi, perché passando qualche giorno, non ci si ricorda più bene chi è Tore, chi è Luca, etc. Perciò il mio consiglio per ovviare al problema è: divoratelo!

✔️ Quali sono i tuoi autori preferiti? Hai preso spunto da qualcuno di loro nella tua scrittura?

Ce ne sono tanti, tratti dai generi più disparati: Proust, King, Koontz, Murakami, Ikeda. Nello scrivere è inevitabile che veniamo condizionati in parte dallo stile degli autori che abbiamo apprezzato. Però, le idee che ho sviluppato me le portavo dietro da anni. Credo che l'estro, l'inventiva, idee e stile originali o ce l'hai o non ce l'hai, non si possono insegnare. Sono scettico, per esempio, riguardo ai corsi di scrittura creativa. Al massimo, si può ripassare un po' di italiano che non fa mai male. A differenza di molti che sono prevenuti verso il self publishing, ho provato a leggere delle cose da quell'ambito e non sono tutte da scartare, ma alcune...piene di refusi e di errori. Significa che l'autore nemmeno si è riletto. E se non ha voglia di leggersi nemmeno lui...figuriamoci gli altri. È segno di poca professionalità e si compromette in tal modo la reputazione di tutti i self.

Un ultima cosa prima di salutarci...sono lieto di informarvi che a breve uscirà il mio nuovo libro "Un uomo comune" edito dalla casa editrice Del Bucchia.
A presto e grazie.

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